La crescente centralità dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) sta ridefinendo il panorama immobiliare italiano. L’asset manager e responsabile sviluppo immobiliare Domenico Amicuzi spiega perché oggi è fondamentale integrare il valore economico con quello sociale e ambientale.
In un momento storico in cui il mercato immobiliare italiano affronta sfide epocali, dagli effetti della transizione ecologica alla trasformazione degli spazi abitativi e lavorativi, cresce l’interesse verso strategie di investimento capaci di coniugare ritorni economici con impatti positivi sulla collettività. In questo scenario si inserisce l’approccio ESG (Environmental, Social, Governance), sempre più adottato da investitori istituzionali e asset manager come criterio guida per valutare e gestire il patrimonio immobiliare.
Non si tratta più solo di efficienza energetica o certificazioni green, ma di una visione complessiva che considera l’impatto sociale degli interventi immobiliari, il rapporto con le comunità locali e la trasparenza nella gestione. Come sottolinea Domenico Amicuzi, asset manager e responsabile sviluppo immobiliare, “oggi parlare di valore immobiliare significa parlare di valore condiviso. L’ESG non è una moda, ma un paradigma che cambia il nostro modo di lavorare“.
L’evoluzione dell’investimento immobiliare in chiave ESG
Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità ha rivoluzionato il settore real estate. A livello globale, la finanza sostenibile ha superato i 35 mila miliardi di dollari e, anche in Italia, si osserva una crescente attenzione verso immobili ad alte prestazioni ambientali e sociali.
I grandi fondi immobiliari stanno orientando le proprie strategie verso asset che garantiscano, oltre alla redditività, resilienza ambientale e impatto sociale positivo. L’ESG è diventato un criterio selettivo anche per banche, assicurazioni e investitori istituzionali, che richiedono trasparenza, rendicontazione e obiettivi chiari.
Questo orientamento coinvolge l’intera filiera immobiliare: sviluppatori, gestori, enti pubblici e professionisti sono chiamati a integrare i criteri ESG sin dalle prime fasi progettuali, fino alla gestione operativa e al disinvestimento. “La creazione di valore è sempre meno legata alla sola dimensione finanziaria e sempre più connessa alla capacità di rigenerare luoghi, favorire l’inclusione e ridurre l’impatto climatico“, spiega Amicuzi.
Il framework ESG si declina infatti in tre direttrici, tutte rilevanti per il settore immobiliare:
- Ambientale (E): efficienza energetica, uso responsabile delle risorse, riduzione delle emissioni, gestione sostenibile dei materiali. L’edilizia è responsabile del 36% delle emissioni globali di CO2: intervenire qui significa agire concretamente sul cambiamento climatico.
- Sociale (S): accessibilità abitativa, sicurezza, inclusività degli spazi, dialogo con le comunità locali, promozione del benessere. Un edificio è sostenibile solo se risponde ai bisogni delle persone.
- Governance (G): trasparenza nelle decisioni, etica nei processi, equità contrattuale, monitoraggio dei rischi. La governance è la base della fiducia tra investitori, gestori e stakeholder.
Secondo il report 2024 di GRESB (Global Real Estate Sustainability Benchmark), le performance ESG sono ormai un fattore critico per attrarre capitali e garantire la valorizzazione degli asset nel tempo. Le imprese immobiliari che investono in sostenibilità risultano più resilienti, più redditizie e più apprezzate dal mercato.
Domenico Amicuzi Asset Manager e responsabile sviluppo immobiliare con oltre venti anni di esperienza, ha guidato numerosi progetti di sviluppo ed espansione immobiliare oltre alla valorizzazione di patrimoni immobiliari aziendali con un focus proiettato principalmente verso l’asset class commerciale. Lo abbiamo intervistato per comprendere meglio come l’ESG stia cambiando il modo di fare asset management.
Amicuzi, cosa significa oggi fare asset management nel real estate?
“Fare asset management oggi significa adottare una visione strategica e integrata. Non è più sufficiente gestire gli immobili in termini di costi e ricavi. Serve comprendere il contesto urbano, i bisogni della collettività, le sfide ambientali. Ogni decisione ha un impatto. L’asset manager è chiamato a bilanciare la redditività con la creazione di valore condiviso”.
Quali sono i principali vantaggi nell’integrare i criteri ESG nella gestione immobiliare?
“I vantaggi sono molteplici. Da un lato, si riducono i rischi: gli edifici sostenibili sono più resilienti e meno esposti a obsolescenza normativa. Dall’altro, si migliora la reputazione dell’azienda, si attraggono investitori sensibili ai temi ESG e si favorisce l’engagement degli stakeholder. Ma soprattutto, si creano asset con un valore duraturo, anche in termini sociali e ambientali”.
Quali sono le principali sfide da affrontare in questo ambito?
“La principale sfida è culturale. Serve cambiare mentalità: non si tratta di rispettare parametri imposti dall’alto, ma di comprendere il valore strategico dell’ESG. Poi ci sono sfide operative: raccogliere i dati, misurare le performance, dialogare con stakeholder diversi. Ma le opportunità superano gli ostacoli”.
Dunque possiamo affermare che il futuro del real estate sarà ESG?
“Non ci sono alternative. L’ESG è già oggi un requisito per l’accesso ai capitali, alla fiducia del mercato e alla legittimazione sociale. Gli asset manager dovranno farsi promotori di questo cambiamento, con competenze tecniche e sensibilità etica. È una sfida entusiasmante”.
In Italia, il recepimento delle direttive europee in materia di sostenibilità e la crescente pressione da parte degli investitori stanno accelerando l’integrazione dei criteri ESG anche nel real estate. Le imprese che sapranno cogliere questa trasformazione avranno un vantaggio competitivo.
Cresce l’interesse per la finanza immobiliare sostenibile, gli strumenti di misurazione ESG si moltiplicano (ESG rating, certificazioni LEED, BREEAM, WELL) e le partnership tra pubblico e privato aprono nuove strade alla rigenerazione urbana sostenibile.
Come evidenziato da Amicuzi, il vero cambiamento passa dalla capacità di visione. Non si tratta solo di adeguarsi a nuovi standard, ma di contribuire attivamente a un modello di sviluppo immobiliare più giusto, inclusivo ed efficiente.
La svolta ESG rappresenta per il mercato immobiliare italiano una sfida e al tempo stesso una straordinaria opportunità. Integrare i criteri ambientali, sociali e di governance nella gestione patrimoniale non solo migliora la performance degli asset, ma li rende protagonisti di un’economia più sostenibile.