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Carcinoma prostatico, con radioligandi parte l’era della teragnostica

Redazione Universonotizie.it Da Redazione Universonotizie.it
16 Dicembre 2022
in Salute
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Carcinoma prostatico, con radioligandi parte l’era della teragnostica
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(Adnkronos) – Nei pazienti con carcinoma prostatico progressivo metastatico e resistente alla castrazione, i risultati dei primi studi indicano che gli uomini trattati con 177Lu-PSMA, un tipo di terapia radioligandi (Rlt), in aggiunta al migliore standard di cura, hanno ottenuto un significativo vantaggio in sopravvivenza globale e libera da progressione. E’ l’ultima frontiera della terapia-diagnostica nucleare – definita per questo teragnostica – che, impiegata inizialmente nei tumori neuroendocrini, di cui il più diffuso è quello al pancreas, sta dando risultati interessanti anche nel tumore della prostata, come mostrano i risultati ottenuti dallo studio Vision di fase 3 recentemente aggiornati da nuovi dati di tollerabilità e qualità di vita. Ne parla un articolo recentemente pubblicato su 'Alleati per la Salute', il portale dedicato all'informazione medico-scientifica realizzato da Novartis. La teragnostica – spiega l’articolo – è il concetto più innovativo in medicina nucleare perchè è capace di combinare le potenzialità dell’imaging diagnostico con quelle della terapia. I radioligandi infatti agiscono in maniera selettiva sulle cellule malate, senza danneggiare le cellule sane perché l’isotopo radioattivo svolge l’attività diagnostica e/o terapeutica perchè è associato a un ‘ligando’, una molecola in grado di riconoscere e legarsi alle cellule tumorali e renderle riconoscibili in fase diagnostica con apparecchiature Pet/Tc, migliorando la stadiazione, la selezione dei pazienti responsivi e definire le successive terapie nonché il follow-up. Se invece si impiega a scopo terapeutico, il radioisotopo rilascia radiazioni direttamente nelle cellule neoplastiche ovunque siano presenti, agendo in modo altamente specifico e con estrema precisione. Partendo dall’esperienza nei tumori neuroendocrini (Net), numerosi studi internazionali, molti dei quali ancora in corso, hanno valutato il potenziale impiego dei radioligandi in ambito diagnostico (Rli) e terapeutico (Rlt) in diversi tumori solidi e non, come il tumore della prostata, della mammella e del pancreas, il melanoma, il carcinoma polmonare ma anche in patologie ematologiche come il linfoma e il mieloma multiplo. La Rlt è attualmente destinata a un numero ristretto di tumori neuroendocrini gastro-entero-pancreatici (Gep-Net) e rappresenta il primo radiofarmaco teragnostico approvato e a cui è stata riconosciuta l’innovatività piena da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). L’offerta terapeutica contro il tumore della prostata avanzato resistente alla castrazione (mCrpc), una malattia sfuggita al controllo della terapia di deprivazione androgenica – riporta l’articolo – si è arricchita negli ultimi anni di trattamenti che hanno dimostrato efficacia in termini di controllo di malattia e un vantaggio in sopravvivenza e trattata ad oggi con farmaci chemioterapici o ormonali di nuova generazione. Restano tuttavia necessarie e di prioritaria importanza nuove terapie in grado di migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita, in una patologia in cui modifiche nell’androgenoresistenza (mCrpc) giocano un ruolo fondamentale. 
La ricerca nel campo della Rlt è molto attiva, sia per definire al meglio le applicazioni dei radiofarmaci già disponibili, sia per validarne di nuovi. Basti pensare, ad esempio, alle opportunità terapeutiche offerte dal nell’ambito del trattamento dei tumori della prostata. Nello studio Vision, rispetto al miglior standard di cura da solo, gli uomini trattati con il radioligando specifico in aggiunta al miglior standard di cura hanno ottenuto una riduzione del 38% del rischio di morte, con un beneficio medio di sopravvivenza globale di 4 mesi, e una diminuzione del 60% del rischio di progressione della malattia rilevata radiograficamente o di morte, con un beneficio medio di sopravvivenza libera da progressione di malattia di 5 mesi. Inoltre, l’analisi della qualità di vita legata alla salute (HRQoL) ha mostrato, in aggiunta allo standard di cura, una riduzione stimata del 54% del rischio di peggioramento della HRQoL – rispetto al solo standard di cura. I risultati ottenuti nei pazienti con tumore in fase metastatica e pesantemente pretrattati come quelli dello studio Vision rendono legittimo attendersi l’utilizzo del radioligando in una fase più precoce di malattia. A tale proposito sono in corso diversi studi. L'articolo completo è disponibile su Carcinoma prostatico: funziona la terapia con radioligandi (RTL)
 —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Tags: adnkronossalute
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